Affrontò l'ultima parte della leggera salita a occhi bassi, ascoltando il rumore delle rotelle sulla ghiaia. Faceva caldo, e d'altra parte c’era da aspettarselo. Sentì un rivolo di sudore lungo la schiena e provò il tipico disagio di chi non avrebbe potuto mettersi sotto una doccia fino a sera. Il viaggio, pensò. Un lungo viaggio, portando un sacco di cose con sé. Non indumenti e scarpe. Non guide turistiche, o libri da leggere. Il carico era quello dei ricordi, e delle speranze. I ricordi di quello che aveva fatto, che era successo; le speranze, quelle che riponeva nello sguardo e nell’espressione di chi avrebbe incontrato al suo arrivo. Sospirò, e svoltò l’angolo del viale.
Questo è l'incipit pensato dallo scrittore Maurizio De Giovanni per il contest di narrativa breve proposto dal quotidiano genovese il Secolo XIX ai suoi lettori, una sfida a continuare seguendo questa traccia e comporre un racconto nel limite delle 3.000 battute complessive.
La storia dell'incontro tra la giovane Violeta e Jesùs, libraio ambulante, è stata selezionata tra gli oltre 450 scritti inviati al quotidiano ed è stata pubblicata nel numero andato in edicola sabato 16 novembre.
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Cuxuljà era un pueblo desolato e disperato come solo i villaggi del Chiapas sanno essere, una manciata di case sparse ai lati della 199, la Carretera Federal che l'aveva condotto fino a lì. Jesùs Ortiz percorse i pochi metri fino alla casa di Violeta. Sul far della sera si era fermato alla gomeria per controllare uno pneumatico, giusto di fronte c'era la Posada Descanso. Il logo della San Miguel lampeggiava da un'insegna al neon, una cerveza gelata era quello di cui aveva bisogno. Violeta se ne stava davanti al jukebox, ballava da sola sulle note di una vecchia canzone gipsy. Lo vide entrare e gli sorrise. Jesùs si scordò della San Miguel gelata e ordinò due margarita. A Violeta tanto bastò per andare a sedersi accanto a lui. Jesùs sapeva che tanta spontaneità non era disinteressata, ma andava bene così. Violeta era giovane, profumava di fresco. Lui di anni ne aveva tanti di più, ma non abbastanza per rassegnarsi al fatto che una fanciulla, per quanto mercenaria, fosse attratta da lui solo per denaro. Da più di vent'anni girava il Messico con il suo pickup, sulle portiere si intravedeva la scritta “el Librero Viajero”, anche se di libri ormai non ne vendeva più. Violeta era bellissima. Non sarebbe stata certo la prima a cercare di far cadere un po' di mescalina nel suo bicchiere. Ci provavano sempre quelle come lei. Era successo anni prima, e poi gli fu davvero difficile spiegare alla sua Marisol come ci era finito abbandonato in un vicolo senza più nemmeno le mutande addosso: “Jesùs, tu te ne vai in giro, io resto a casa ad aspettarti e tu che fai?, Te ne vai a puttane?”. Lo sguardo e l'espressione che da quella volta Marisol gli riservava al suo ritorno non fu mai più lo stesso.
Jesùs Scivolò furtivo dentro la casa di Violeta. Senza fare rumore si chiuse la porta alle spalle. Attese il tempo necessario a che i suoi occhi si abituassero all'oscurità. Entrò in camera e lasciò la valigia ai piedi del letto. Con cautela scostò il lenzuolo e rimase a guardarla compiaciuto. Ammirò quel suo corpo giovane dalle curve sinuose, quei suoi seni generosi, le sue gambe lunghe, toniche e tornite così come le sue braccia. Gran bel lavoro. Tutti i pezzi erano pronti per esser messi nella valigia. Al solito la testa l'avrebbe lasciata sul cuscino, con accanto una moneta da un pesos.
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Insieme a me sono stati selezionati e pubblicati anche i racconti proposti da Laura Tarchetti e da Ivana Librici. Tutti e tre i racconti possono essere letti a cliccando QUI
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