sabato 10 febbraio 2024

Il ragazzo e il professore (sogna ragazzo, sogna).

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Un uomo di ottant'anni e un ragazzo di poco più di venti, uno accanto all'altro sullo stesso palco.

Da una parte un maturo professore che però è anche un grande artista, musicista e poeta capace di fondere tra loro tutte queste cose interpretando come meglio non si potrebbe quello che dovrebbe essere il ruolo di un insegnante: insegnare la vita.

Dall'altra un giovane artista molto meno superficiale di quanto potrebbero far pensare le sue braccia tatuate con una fantasia di disegnini da carta regalo. La maggior parte dei suoi colleghi su quel palco fanno da attaccapanni per gli stilisti più improbabili (e infatti poi ci sono più commenti ai vestiti che alle canzoni).

Il ragazzo si chiama Andrea De Filippi, in arte Alfa, e il suo outfit invece è davvero minimal, pantaloni e tshirt nera, così che ciò che arrivi al pubblico siano le sue parole e la sua musica e non il suo vestito, è questo che gli sta a cuore, un cuore giallo.

Il prof. di cognome fa Vecchioni e il testo della sua canzone è una vera e propria lezione in crescendo su cosa sia la vita vista dalla parte di chi un bel po' di vita l'ha vissuta. La troverai tua strada ragazzo, la troverai nonostante le sconfitte, nelle piccole cose, quando magari non ci credi più, e nell'ultima strofa c'è il compito che il prof. da al suo giovane allievo:

“... ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu...”.

Ma la lezione del prof. Vecchioni non è ancora terminata e l'insegnamento finale non è più fatto di parole ma di gesti, tanto semplici quanto carichi di significato, il suo dito vibra come a dire “tocca a te ragazzo mio” e con l'altra mano va a cercare la sua spalla e gliela stringe convinto, “io credo in te! credi in te stesso! ce la farai!”, e poi fa quei due passi indietro che sono una lezione importante non solo per quel ragazzo ma per tutti quanti.

La scena, il palco, ora sono tutti del ragazzo che sogna, adesso tocca lui...

“Lo voglio scrivere, cancellare e riscrivere, strappare delle pagine e usare inchiostro invisibile, per poterlo nascondere e non lasciarne traccia, non so se sarà poesia o solo carta straccia, quando c'ho solo vent'anni e sai che cosa sento? Ho tutta la vita davanti eppure sto perdendo tempo, c'è chi corre perché scappa, c'è chi corre perché insegue, io corro perché solo quello mi fare stare bene, e sono su questo palco per giocare con la vita e se mi si spezza il fiato, se poi spezzo la matita, più basso è il punto di partenza più alta è la salita, ma spero che il panorama valga tutta 'sta fatica, non so cos'è l'amore ma a volte lo percepisco in un tramonto, uno sguardo, in un disco, se mi guardo intorno penso che son fortunato, non so chi ha creato il mondo ma so che era innamorato”.

Eccoli qua il ragazzo che sogna e il professore, regalatevi questi 4 minuti di magia.

domenica 8 ottobre 2023

La centenaria che girò ... in camper

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La centenaria che girò il mondo in camper

Sappiamo quanto sia sbagliato giudicare un libro da titolo e copertina. Si rischia sempre di prendere una cantonata, di ignorare libri meritevoli perché penalizzati da un titolo o da una grafica infelice, ma anche di sprecare tempo (e denaro!) in letture che poi deludono l'aspettativa ingenerata da una bella copertina e da un titolo furbo e fuorviante.

È quanto mi è successo con “La centenaria che girò il mondo in camper” di Fiona Lauriol. 

Ho un debole per la letteratura di viaggio e la narrativa camperistica è un sottogenere che sta prendendo piede. John Steinbeck con il suo “Viaggio con Charley” del 1962 ne fu pioniere: a quei tempi il camper come lo conosciamo oggi non esisteva, Steinbeck il suo se lo fece realizzare incastrando una roulotte sul cassone di un pickup!

Altro titolo di valore assoluto è il delizioso “Leisure Seeker” di Michael Zadoorian, “In viaggio contromano” nell'edizione italiana, oggetto di una pregevole trasposizione cinematografica “Ella & John”, regia di Paolo Virzì, protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland.

Il bestseller “Nomadland” di Jessica Bruder è il più recente tra i titoli di camperistica, un duro libro inchiesta che esplora il mondo dei vanlifers statunitensi che, diversamente dal sottoscritto - immagino il mio futuro prossimo venturo come un vagabondaggio camperizzato, ignorante e senza meta – la vita in una casa con le ruote non la scelgono ma resta l'unica opzione abitativa.


Torno al libro della Lauriol: chapeau all'editore italiano! Ci sono cascato con tutte le scarpe! La centenaria c'è e il camper pure, manca però il giro del mondo. L'autrice carica la nonna in camper per regalarle un degno fine vita in libertà che sarà più lungo del previsto. Un diario day by day tra Francia, Spagna, Portogallo e stop, di giorni tutti uguali. Per “fortuna” (del lettore) l'inaspettata e lunga sosta forzata imposta dal lockdown dona una scossa (piccola) alla narrazione. Non dico che non sia apprezzabile, giusto un filo prolisso rispetto agli eventi. A mio avviso non risponde alle aspettative indotte da copertina e titolo. Giudico più onesto l'originale “101 ans mèmè part en vadrouille” così come la copertina.

Come sempre i giudizi personali sono relativi, credo che il mio giudizio riguardo al libro, al netto delle mie osservazioni riguardo all'essere prolisso – cosa di cui più di una volta si rende conto anche l'autrice e per non smentirsi scrive pure quello! - è un giudizio severo dovuto in parte alla delusione di aver trovato un racconto diverso da quello che mi aspettavo di leggere. Che sia un testo interessante lo testimonia il fatto che in Francia è stato un bestseller poi tradotto in italiano e altre lingue. Cercando poi info online a riguardo ho anche scoperto che dal libro ne sarà tratto un film.







#libridiviaggio #narrativadiviaggio #johnsteinbeck #michaelzadoorian #jessicabruder #fionalauriol #lacentenariachegiroilmondoincamper #101ansmemepartenvadrouille

giovedì 30 marzo 2023

a proposito di diritto d'autore...

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È buffo. Da qualche giorno si fa un gran parlare dell'accordo saltato tra SIAE e META che ha portato a inibire, nel contesto di contenuti Social, l'utilizzo di gran parte dei brani del repertorio della musica italiana.

Qualcuno ha calcolato che le perdite, in termini di mancate royalties per gli artisti interessati, potrebbero arrivare al 20% dei loro introiti. È buffo, perché l'uso “Social” di questi brani molto spesso consiste nella riproduzione di stralci di una canzone, qualche decina di secondi nella maggior parte dei casi, brevi “stralci” che rappresentano però per gli artisti interessati ben il 20% dei compensi da diritto d'autore!

Io pure nel mio piccolo sono un autore, ma non di musica, di narrativa. Un editore ha pubblicato un mio testo e questo è diventato un libro che una volta uscito sul mercato mi ha dato tante soddisfazioni, tra queste il fatto di esser stato messo a catalogo in diverse biblioteche pubbliche.

Una cosa bellissima! Tanta gente può così leggere le mie pagine gratuitamente, così come tanta gente, sempre gratuitamente ascolta stralci più o meno lunghi che fanno da colonna sonora ai contenuti Social... e vengo al punto: non ho nulla in contrario al fatto che un cantante e l'autore di una canzone maturino fino al 20% dei loro introiti da diritti d'autore dalla riproduzione di brevi stralci delle loro opere, non posso però fare a meno di chiedermi come mai, a fronte di prestiti bibliotecari documentati, non sia previsto il benché minimo compenso per l'autore di un libro oltre le royalties relative all'acquisto di quella sola singola copia da parte della biblioteca.

Giusto e sacrosanto che chi scrolla contenuti Social non paghi nulla per la colonna sonora scelta dai creator e che per questo sonoro gli autori siano comunque retribuiti. Altrettanto giusto e sacrosanto che l'utente di una libreria pubblica non debba pagare nulla per leggere ciò che gli garba. Forse un po' meno equo che offrire la lettura gratis sia un onere a esclusivo carico dell'autore delle pagine in questione.

Se tra chi mi legge ci fossero dei professionisti della parola scritta chiedo loro: cosa ne pensate?

Sono io a essere troppo venale o convenite con me che c'è una stortura nel sistema e che forse sarebbe equo e opportuno sanarla?

giovedì 23 marzo 2023

Sorry, we're closed (for ever!)

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È sempre una brutta notizia sapere che una casa editrice alza bandiera bianca e abbassa per sempre la saracinesca. La notizia poi è davvero pessima se l'editore in questione è quello di un tuo libro.

Sono triste. Triste per le persone che ci lavoravano, delle quali ho conosciuto e toccato con mano la passione che mettevano nel fare quello che non è un lavoro come gli altri. Sono triste poi perché negli anni si era costituito un catalogo di tutto rispetto e fa male sapere che il futuro di tutti questi bei libri sarà l'oblio, o peggio ancora il macero.

Oltre che triste però sono pure incazzato, molto incazzato!, perché tra questi libri c'è anche “Dove il Mondo Finisce”, la mia creatura di carta e d'inchiostro  che con due edizioni e una ristampa (e un premio!) mi ha dato molto più di quanto mai avrei potuto immaginare e fatico a rassegnarmi all'idea del suo incolpevole declino, della sua scomparsa dai radar dei tanti librai che  vorrebbero proporlo ai lettori insieme al mio nuovo libro che ha rinnovato l'attenzione verso ciò che ho scritto.

Arrendersi non è un disonore, ammettere la sconfitta può anche essere un gesto nobile quando ci si rende conto di non avere le capacità per competere in un mondo dove “piccolo e indipendente” è un pesante fardello da portarsi dietro. Meno nobile e decisamente fastidioso se una volta presa la decisione hai l'egoismo di fottertene di cosa la tua libera scelta significa per quanti ti hanno affidato le loro “creature”.

Fare l'editore non è un business come un altro, non è nemmeno un lavoro o un mestiere che si impara, è una passione che richiede sacrificio attenzione e rispetto. Fare l'editore non è, non può e non deve essere un passatempo, per nessuno.

sabato 8 ottobre 2022

Roba da matti!

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"Roba da matti!", una considerazione che mi sono trovato a fare più volte nel leggere queste pagine che ricostruiscono gli oltre cent'anni d'attività del "Roncari", che fu lo storico manicomio di Bologna. La storia inizia nel 1867, anno della sua fondazione, e si chiude nel 1978 (così come chiusero tutti i manicomi d'Italia dopo l'entrata in vigore della legge 180, nota come Legge Basaglia, dal nome dello psichiatra che la promosse e la ispirò).

Un testo che a pieno titolo si può definire accademico ma che si legge come un romanzo perché la sua lettura appassiona proprio come un bel romanzo, pur mantenendo sempre ben presente il rigore dovuto a un trattato di ricerca.

Ogni capitolo è seguito da più pagine di note – decine e decine di note per ogni capitolo – con precisi e puntuali rimandi ai documenti originali e alle testimonianze, un importante lavoro di ricerca che fa da fondamenta a questo testo.

Una lettura preziosa per gli addetti ai lavori che vogliono conoscere le vicende storiche legate a questa struttura psichiatrica, ma non solo, perché la cosa davvero bella di questo libro è l'aver saputo scrivere, in parallelo al trattato scientifico, quelli che sono stati i volti e i risvolti umani nel corso della storia dei ricoveri psichiatrici: "cronache di poveri matti che raccontano di chi ammalò di testa, degenerati, infanticide, donne irregolari, militari impazziti al fronte, omosessuali, dissidenti politici - ma anche di psichiatri illuminati e meno, e di cittadini che, in quel piccolo mondo a parte, lavorarono e vissero a fianco dei malati".


Storie vere di persone reali che nella loro follia, a volte meravigliosa altre assai meno, si traducono in testimonianze che hanno il sapore e il colore di racconti che paiono usciti dalla penna di Pirandello o di Piero Chiara, una per tutte: la formidabile incestuosa love story tra il tenero Admeto e la sua spregiudicata sorella che, nonostante una lunga e imbarazzante confessione indirizzata "all'Egregio Signor Professore", non riesce a evitare al suo Admeto l'immediato internamento in via definitiva, senza nemmeno attendere lo scadere dei giorni di "legale osservazione" previsti.

giovedì 8 settembre 2022

Letture d'Agosto

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Né viaggi né villeggiatura in agosto, giusto 3 notti a Rimini da amici per poter dire di essere “andati al mare”. Quest'anno le vacanze sono andate via così. Poco male. Ho avuto tanto tempo vuoto durante il quale non ho scritto - l'ho fatto abbastanza i mesi prima - e mi sono dedicato alla lettura. Queste le mie letture d'agosto:

James Patterson – L'undicesima ora*
Incalzante è dire poco: 119 capitoli di 2/3 facciate massimo in 299 pagine la dicono lunga sulla maestria dell'autore. Tanti i personaggi ma lo smarrimento dura poco e ci si orienta subito nella trama. Anzi, nelle trame.

Paulo Coelho – Adulterio*
Il titolo già spoilera tutto quanto fin da subito. Nella ricca città di Ginevra una ricca donna annoiata eccetera eccetera. Definire banale la trama non rende l'idea della banalità. L'avesse scritto chiunque altro non sarebbe riuscito a farselo pubblicare nemmeno da Amazon self-publishing.

I ponti di Madison County – Robert James Waller*
C'è una bella storia e c'è un autore bravissimo nel raccontarla. Unico “neo” l'aver intravisto qualche scena del film, che mi ha tolto la gioia di dipingere a modo mio nella mia testa i volti di Maril Streep e Clint Eastwood.

Jules Verne – Il giro del mondo in 80 giorni*
Se dopo 150 anni è tutt'oggi ristampato non è solo perché ormai chi lo pubblica non deve più riconoscere royalties all'autore. Una storia che gira bene e appassiona. Un romanzo narrativamente perfetto.


Andrea Caristo – El viaje
Ero curioso di leggere come racconta l'Argentina chi l'ha viaggiata in modo diametralmente opposto al mio, e la varietà di punti di vista offerta della Collana Orizzonti di Alpine Studio si conferma il suo plus. Non amo particolarmente i viaggi “esperienziali” ma devo proprio dire bravo! al mio collega Andrea.

Michele Marziani – Il pescatore di tempo
Questa è stata una rilettura. Questo piccolo volumetto fa parte della “Piccola Filosofia di Viaggio”, deliziosa collana by Ediciclo. Marziani filosofeggia di pesca per portare il suo lettore a considerazioni più nobili dove la pesca si fa metafora perfetta di come una passione sia in realtà lo specchio di un certo modo di vivere.

Ne avete letto qualcuno?
Cosa avete letto di bello in agosto?

* questi 4 libri fanno parte della mia libreria di volumi buttati via dalla gente e da me recuperati in giro, nei giorni di raccolta della carta.

sabato 30 aprile 2022

ADRENALINA - my untold stories

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“... se il giocatore Ibra lo conoscono tutti, l'uomo Ibra no. Provo a raccontarlo ora, a metà cammino, tra  la mia storia di calciatore che sta sfumando e un futuro diverso che si avvicina, per il momento indefinito”.

L'autobiografia firmata da Zlatan Ibraimovich è un testo scritto in prima persona, ma la penna è quella del giornalista Luigi Garlando, per un libro che calca il filone “autobigrafico in conto terzi” inaugurato qualche anno fa dal notevole OPEN, firmato sì da Andrè Agassi ma scritto da quel maestro della scrittura nonché Premio Pulitzer per il giornalismo che risponde al nome di J.R. Moheringer.

“Ho fiducia in qualche persona, ma un vero migliore amico non ce l'ho”.

ADRENALINA, My Untold Story, è un libro che si lascia leggere volentieri e che piacerà a tutti gli amanti del calcio raccontato, così come Ibra piace a tutti gli sportivi indipendentemente dalla maglia che indossa o che ha indossato (e sono davvero tante) perché Zlatan ha sempre lasciato un buon ricordo in ogni squadra in cui ha militato.

“Comincia l'attesa. Nel mio mondo funziona così: non dimentichi e aspetti il momento buono per vendicarti”.


Non so se questa sia una cosa solo mia, ma non ho potuto impedirmi di leggere queste pagine con l'inflessione caricaturale da gitano slavo che però si esprime però in un buon italiano. La cosa probabilmente è voluta e Garlando ha fatto davvero un gran lavoro dal punto di vista di lessico e sintassi.

“Mi chiedono sempre cosa si prova dopo un gol. È impossibile rispondere, perché non c'é un gol uguale all'altro”.

La storia di un calciatore così popolare ne fa un libro perfetto per finire tra le mani a tutte quelle persone alle quali la grande passione per il calcio finisce per tenere alla larga tutto il resto, tipo la lettura, e questa è una cosa sicuramente positiva (sperando che al numero spropositato di copie vendute di questo bestseller corrisponda un numero paragonabile di lettori e non di soli collezionisti di cimeli).