giovedì 14 aprile 2022

VERDI COLLINE D'AFRICA

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Uno stralcio di vita autobiografico firmato da Ernest Hemingway che fa precedere il suo racconto da un'avvertenza: “A differenza di molti romanzi nessuno dei personaggi e degli avvenimenti contenuti in questo libro è immaginario. (…) L'autore ha cercato di scrivere un libro completamente vero per vedere se il profilo di una regione e l'esempio di un mese di vita descritti con fedeltà possano competere con un'opera di fantasia”.

Siamo nel 1933. Hemingway narra le vicende di un safari a cui prese parte assieme a sua moglie Pauline e altri amici. La grande parte del racconto è uno spaccato fin troppo sincero (e privo del minimo senso di colpa), di quanto sia efferato e crudele lo “sport” della caccia grossa. A ingentilire il racconto solo le notevoli descrizioni del paesaggio africano, nella sua varietà di ambienti. Pagine bellissime nelle quali si percepiscono netti i colori, gli odori e le atmosfere di quel magico paese.

La morte della bestia, colpevole solo della sua fiera bellezza, è riportata senza vergogna quale fonte di vera gioia. Al giorno d'oggi nessun autore, per quanto grande, credo avrebbe l'ardire di scrivere di caccia con la stessa cruda schiettezza, certo dell'inevitabile condanna morale.

“E come si divertiva M'Cola a vedere una iena colpita da vicino (…) ed era ancor più divertente vederla colpita da grande distanza (…) mentre correva e cominciava a girare pazzamente su se stessa mordendosi e dilaniandosi, finché si tirava fuori le budella, strappandosele...”.

Molto interessanti le pagine con cui Hemingway inframmezza le vicende venatorie riportando dialoghi e digressioni sul mestiere dello scrittore e su quella che era la scena della letteratura americana di quegli anni.

“Tutta la letteratura americana moderna viene fuori da un libro di Mark Twain: Huckleberry Finn...”

VERDI COLLINE D'AFRICA
Oscar Mondadori (n. 132 / 1981)