domenica 8 ottobre 2023

La centenaria che girò ... in camper

 .
La centenaria che girò il mondo in camper

Sappiamo quanto sia sbagliato giudicare un libro da titolo e copertina. Si rischia sempre di prendere una cantonata, di ignorare libri meritevoli perché penalizzati da un titolo o da una grafica infelice, ma anche di sprecare tempo (e denaro!) in letture che poi deludono l'aspettativa ingenerata da una bella copertina e da un titolo furbo e fuorviante.

È quanto mi è successo con “La centenaria che girò il mondo in camper” di Fiona Lauriol. 

Ho un debole per la letteratura di viaggio e la narrativa camperistica è un sottogenere che sta prendendo piede. John Steinbeck con il suo “Viaggio con Charley” del 1962 ne fu pioniere: a quei tempi il camper come lo conosciamo oggi non esisteva, Steinbeck il suo se lo fece realizzare incastrando una roulotte sul cassone di un pickup!

Altro titolo di valore assoluto è il delizioso “Leisure Seeker” di Michael Zadoorian, “In viaggio contromano” nell'edizione italiana, oggetto di una pregevole trasposizione cinematografica “Ella & John”, regia di Paolo Virzì, protagonisti Helen Mirren e Donald Sutherland.

Il bestseller “Nomadland” di Jessica Bruder è il più recente tra i titoli di camperistica, un duro libro inchiesta che esplora il mondo dei vanlifers statunitensi che, diversamente dal sottoscritto - immagino il mio futuro prossimo venturo come un vagabondaggio camperizzato, ignorante e senza meta – la vita in una casa con le ruote non la scelgono ma resta l'unica opzione abitativa.


Torno al libro della Lauriol: chapeau all'editore italiano! Ci sono cascato con tutte le scarpe! La centenaria c'è e il camper pure, manca però il giro del mondo. L'autrice carica la nonna in camper per regalarle un degno fine vita in libertà che sarà più lungo del previsto. Un diario day by day tra Francia, Spagna, Portogallo e stop, di giorni tutti uguali. Per “fortuna” (del lettore) l'inaspettata e lunga sosta forzata imposta dal lockdown dona una scossa (piccola) alla narrazione. Non dico che non sia apprezzabile, giusto un filo prolisso rispetto agli eventi. A mio avviso non risponde alle aspettative indotte da copertina e titolo. Giudico più onesto l'originale “101 ans mèmè part en vadrouille” così come la copertina.

Come sempre i giudizi personali sono relativi, credo che il mio giudizio riguardo al libro, al netto delle mie osservazioni riguardo all'essere prolisso – cosa di cui più di una volta si rende conto anche l'autrice e per non smentirsi scrive pure quello! - è un giudizio severo dovuto in parte alla delusione di aver trovato un racconto diverso da quello che mi aspettavo di leggere. Che sia un testo interessante lo testimonia il fatto che in Francia è stato un bestseller poi tradotto in italiano e altre lingue. Cercando poi info online a riguardo ho anche scoperto che dal libro ne sarà tratto un film.







#libridiviaggio #narrativadiviaggio #johnsteinbeck #michaelzadoorian #jessicabruder #fionalauriol #lacentenariachegiroilmondoincamper #101ansmemepartenvadrouille

giovedì 30 marzo 2023

a proposito di diritto d'autore...

 .
È buffo. Da qualche giorno si fa un gran parlare dell'accordo saltato tra SIAE e META che ha portato a inibire, nel contesto di contenuti Social, l'utilizzo di gran parte dei brani del repertorio della musica italiana.

Qualcuno ha calcolato che le perdite, in termini di mancate royalties per gli artisti interessati, potrebbero arrivare al 20% dei loro introiti. È buffo, perché l'uso “Social” di questi brani molto spesso consiste nella riproduzione di stralci di una canzone, qualche decina di secondi nella maggior parte dei casi, brevi “stralci” che rappresentano però per gli artisti interessati ben il 20% dei compensi da diritto d'autore!

Io pure nel mio piccolo sono un autore, ma non di musica, di narrativa. Un editore ha pubblicato un mio testo e questo è diventato un libro che una volta uscito sul mercato mi ha dato tante soddisfazioni, tra queste il fatto di esser stato messo a catalogo in diverse biblioteche pubbliche.

Una cosa bellissima! Tanta gente può così leggere le mie pagine gratuitamente, così come tanta gente, sempre gratuitamente ascolta stralci più o meno lunghi che fanno da colonna sonora ai contenuti Social... e vengo al punto: non ho nulla in contrario al fatto che un cantante e l'autore di una canzone maturino fino al 20% dei loro introiti da diritti d'autore dalla riproduzione di brevi stralci delle loro opere, non posso però fare a meno di chiedermi come mai, a fronte di prestiti bibliotecari documentati, non sia previsto il benché minimo compenso per l'autore di un libro oltre le royalties relative all'acquisto di quella sola singola copia da parte della biblioteca.

Giusto e sacrosanto che chi scrolla contenuti Social non paghi nulla per la colonna sonora scelta dai creator e che per questo sonoro gli autori siano comunque retribuiti. Altrettanto giusto e sacrosanto che l'utente di una libreria pubblica non debba pagare nulla per leggere ciò che gli garba. Forse un po' meno equo che offrire la lettura gratis sia un onere a esclusivo carico dell'autore delle pagine in questione.

Se tra chi mi legge ci fossero dei professionisti della parola scritta chiedo loro: cosa ne pensate?

Sono io a essere troppo venale o convenite con me che c'è una stortura nel sistema e che forse sarebbe equo e opportuno sanarla?

giovedì 23 marzo 2023

Sorry, we're closed (for ever!)

 .
È sempre una brutta notizia sapere che una casa editrice alza bandiera bianca e abbassa per sempre la saracinesca. La notizia poi è davvero pessima se l'editore in questione è quello di un tuo libro.

Sono triste. Triste per le persone che ci lavoravano, delle quali ho conosciuto e toccato con mano la passione che mettevano nel fare quello che non è un lavoro come gli altri. Sono triste poi perché negli anni si era costituito un catalogo di tutto rispetto e fa male sapere che il futuro di tutti questi bei libri sarà l'oblio, o peggio ancora il macero.

Oltre che triste però sono pure incazzato, molto incazzato!, perché tra questi libri c'è anche “Dove il Mondo Finisce”, la mia creatura di carta e d'inchiostro  che con due edizioni e una ristampa (e un premio!) mi ha dato molto più di quanto mai avrei potuto immaginare e fatico a rassegnarmi all'idea del suo incolpevole declino, della sua scomparsa dai radar dei tanti librai che  vorrebbero proporlo ai lettori insieme al mio nuovo libro che ha rinnovato l'attenzione verso ciò che ho scritto.

Arrendersi non è un disonore, ammettere la sconfitta può anche essere un gesto nobile quando ci si rende conto di non avere le capacità per competere in un mondo dove “piccolo e indipendente” è un pesante fardello da portarsi dietro. Meno nobile e decisamente fastidioso se una volta presa la decisione hai l'egoismo di fottertene di cosa la tua libera scelta significa per quanti ti hanno affidato le loro “creature”.

Fare l'editore non è un business come un altro, non è nemmeno un lavoro o un mestiere che si impara, è una passione che richiede sacrificio attenzione e rispetto. Fare l'editore non è, non può e non deve essere un passatempo, per nessuno.