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Fatico a considerare un libro un bene commerciale alla stregua chessò, di un cavatappi, una calcolatrice o un telefonino. Acquistare un libro è cosa assai diversa da acquistare un paio di calzini. I calzini dove li prendi li prendi, va sempre bene (o quasi), i libri invece meglio acquistarli in libreria. Comprarli online dovrebbe essere l'estrema ratio. Un'opzione valida solo quando non c'è altro modo di entrare in possesso di un determinato libro, o se la libreria più vicina è a distanza siderale. Una scelta etica, alla pari di chi sceglie di non vestire pellicce per non essere complice della mattanza di innocenti bestiole, perché acquistando libri online in qualche maniera ci si rende complici, oltre che della mattanza di tanti innocenti librai, della discutibile gestione del personale del colosso dell'e-commerce. Senza spoilerare più di tanto vi dico che NOMADLAND, più di altri, è il libro che mai e poi mai dovreste acquistare online. Leggendo potreste trovarvi a fare i conti con la vostra coscienza di consumatore. Diciamo che da questo libro, quasi 400 pagine di inchiesta giornalistica splendidamente narrata da Jessica Bruder, il “sistema Amazon” non ne esce benissimo. Cosa c'entri Amazon con le vicende di chi si trova a vivere su quattro ruote ve lo lascio scoprire da soli.
Finita la lettura ho guardato la trasposizione cinematografica di NOMADLAND: il film ricrea benissimo lo stato d'animo di chi si trova a dove fare questa scelta di vita nomade. Credo fosse inevitabile il fatto che la sceneggiatura riprenda solo in minima parte il "j'accuse" che si trova nelle pagine del libro.
Avete letto il libro? Avete visto il film? Cosa ne pensate?
Post scriptum: è la seconda volta nel giro di poco in cui mi sono trovato tra le mani un libro che nella sua edizione italiana viene presentato in maniera più soft rispetto alla sua edizione originale. La copertina italiana è un bel disegnino naif, tutto carino e colorato, dal sottotitolo è un po' vago: “un racconto d'inchiesta”. L'edizione originale in copertina mette invece la suggestiva foto di un vecchio Airstream male in arnese nella desolazione invernale di un zona desertica, immagine affascinante ma decisamente meno spensierata di quella da bella favola dell'edizione italiana, visto che una bella favola non è, e il sottotitolo dell'edizione originale chiarisce ulteriormente il concetto: “Sopravvivere nell'America del XXI secolo”. L'editoria italiana fa scelte di marketing che fatico a comprendere.