venerdì 6 agosto 2021

LA NOTTE FRA I DUE INVERNI, perché l'emozione della scalata è una gioia a sé.

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“Sai cosa c'è nella vita? Nella vita non c'è altro che viverla e basta. Basta, non c'è altro. Il senso è tutto qua. Vivere l'amore, vivere il dolore, i momenti straordinari come quelli assolutamente normali. (…) Alla fine, tutto sarà pieno solamente dei momenti che abbiamo realmente vissuto.”

Vent'anni sono quell'età balorda in cui cominci a guardarti intorno e cerchi di capire quale sia il tuo posto nel mondo. A vent'anni guardi i tuoi amici e sei certo che saranno al tuo fianco fino all'ultimo dei tuoi giorni, nemmeno immagini che una volta finiti gli studi ci sarà chi prende altre strade e alcuni di loro finiranno per sparire dai radar. Vent'anni è quell'età balorda in cui sei convinto di essere immortale e nemmeno ti sfiora l'idea che un appiglio ti possa sfuggire o che il chiodo che hai piantato nella roccia possa cedere e può essere devastante, a vent'anni, dare la buonanotte a due amici mentre vi infilate nei sacchi a pelo e tornare al campo il giorno dopo per trovarli ricomposti in una sacca nera dalla squadra di soccorso.

Mi piace andare in montagna. Adoro fare lunghe passeggiate sulle pendici boschive dei rilievi delle mie lande prealpine. Non posso però definirmi un montanaro e men che meno un alpinista, nonostante al tempo della naja mi sia congedato dal Corpo degli Alpini con le spalline ornate coi baffi da caporal maggiore. Nell'approcciare la lettura di questo libro ho ritenuto quindi di dovermi considerare un lettore atipico per un romanzo di genere “montano”. Ho cercato di far mente locale: credo che negli anni le mie uniche letture “di montagna” siano state Aria Sottile di Krakauer – regalatomi - e Fuga sul Kenya di Felice Benuzzi – quest'ultimo tra l'altro in una bella edizione un po' ageé che mi spacciò l'amico Luigi della Libreria Gulliver di Verona – e non sono nemmeno così sicuro che il libro di Benuzzi, pur essendo un classico, possa ritenersi pura narrativa di montagna. Forse anche La Notte fra i Due Inverni di Sciamplicotti non può ritenersi tale, o forse voleva essere così nelle intenzioni del suo autore che in quanto a pagine di alpinismo e di montagna è un autore di punta di Alpine Studio Editore e sono diversi i titoli a catalogo che recano la sua firma.

In questo suo La Notte fra i Due Inverni lo Sciamplicotti uomo di montagna cerca di farsi da parte per dare spazio al suo essere uomo di penna e di scrittura. Il risultato è un romanzo – quelli che ne sanno lo definirebbero “di formazione” - davvero godibile per tutti, anche per chi come me non è necessariamente un appassionato di narrativa d'alpinismo. Poco sopra ho scritto “cerca di farsi da parte” perché, pur trattandosi di una bella storia di amicizia e sentimenti, le arrampicate in montagna sono una costante della vita di Livio, il protagonista, e dei suoi amici, al punto da trovare una parete da scalare anche quando se ne vanno in Sardegna per una vacanza balneare. È palese come per Livio – e per Sciamplicotti – arrampicare sia qualcosa di più che un esercizio fisico fine a se stesso, ed è così che la montagna da ambientazione in cui l'autore fa muovere i suoi personaggi si ritaglia un ruolo da protagonista di primo piano. La gioia nel raggiungere la vetta, l'emozione di una sciata in neve fresca al chiaro di luna, le difficoltà nel trovare il rifugio nella nebbia fitta di una tormenta, finiscono per essere la metafora degli stati d'animo che, al pari della vita del protagonista, scandiscono anche le nostre vite.

“Cerchi di fermare in una fotografia tutto quello che vedi (…). Eppure sai che per quanto ti impegni nel curare l'esposizione, nel cercare il diaframma giusto o la messa a fuoco esatta, quella che otterrai sarà un'immagine monca. Non ci sarà la leggera brezza che pizzica sul viso o la sensazione di calore del sole sulla pelle. Mancherà soprattutto l'odore della neve, buffo odore che nonostante tu ami sai non ti riuscirà mai di descrivere. Un odore che da solo vale almeno la metà del tuo sentire la montagna...”.

La trama (in calce al post trovate la sinossi editoriale) non ha uno svolgimento narrativo lineare. Ogni capitolo è un racconto a sé. Accadimenti della vita del protagonista apparentemente slegati tra loro dove a fare da denominatore comune è la cappa malinconica che ammanta le giornate vissute da Livio che, già provato dalla fine di una relazione sentimentale a cui non riesce a rassegnarsi, è travolto dal male di vivere in cui precipita dopo l'incidente di montagna in cui perdono la vita due cari amici.


Dalla lettura di questo libro ho compreso che si può vivere e innamorarsi della montagna anche senza dover per forza conquistare la vetta del K2, perché l'emozione della scalata è una gioia a sé, e te la può dare anche una parete appenninica raggiunta con gli amici a un paio d'ore d'auto da casa.

Alberto Sciamplicotti "in action".

«Certi momenti non dovrebbero finire mai» ripete con un filo di voce «ma, se fosse così, non potremmo mai più avere una giornata come quella di oggi. Tutto rimarrebbe bloccato in un singolo istante che, per quanto magico e stupendo, non compenserebbe mai quello che avremmo perso nel cambio.»

Sorytel:
 
"La Notte fra i Due Inverni" come tutti i titoli di maggior prestigio di Alpine Studio è presente in forma di audiolibro nel catalogo di Storytel, la piattaforma che consente di ascoltare opere letterarie di ogni genere, dall'ultimo best seller ai grandi classici dal proprio smartphone dalla viva voce di narratori autorevoli, voci del doppiaggio e del teatro, per ascoltare un estratto Clicca QUI 

Sinossi editoriale: Livio ha 23 anni, ama la montagna e crede di amare Paola. Incapace di accettare la fine del rapporto con lei, entra nella sfera di passività tipica di chi cristallizza i ricordi e vive di essi. A questo si aggiunge lo strazio per la morte in montagna di due amici che lo getta in una cupa spirale di depressione dove l’unica fuga sembra essere solo lo stordimento dato da alcool e droga. Livio vive di azioni e ripensamenti, di spinte emotive e conseguenze da gestire. È un ragazzo che sta cercando una via per essere un uomo, e la montagna, che sembra solo luogo di svago e divertimento, assume le forme di rifugio sicuro per maturare e confrontarsi con il suo Io in costruzione. Un romanzo di formazione che racconta un passaggio di transizione, uno squarcio di vita che segnerà per sempre la vita del protagonista, che cresce e trasforma il modo in cui accoglie la vita e i suoi eventi. Scoprire di riconoscersi nel protagonista ricorda come vivere a pieno il presente sia l’unico modo per prepararsi ad affrontare qualsiasi futuro, punto di partenza per una sana e continua esplorazione interiore.

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Nota a margine: quando mi capita di essere di passaggio in qualche città mi piace andare a curiosare nelle librerie generaliste e ho notato che di frequente lo spazio dedicato alla narrativa di viaggio (parlo di libri, non di guide) a volte consiste in una mensola di un metro, due quando va bene. In alcune librerie poi una sezione dedicata nemmeno c'è. I grandi nomi della letteratura di viaggio spesso sulla mensola riservata ai travelbooks non ce li trovi. Uno per tutti a titolo di esempio, Tiziano Terzani: lo si trova di sicuro ma non lì, è tra un'indagine di Maigret firmata Simenon e un romanzo di John Updike in quanto esposto in ordine alfabetico in altro scaffale insieme a tutti gli altri. Ho notato invece che in quasi tutte le librerie non manca mai uno spazio di riguardo per la narrativa di montagna, segno che questo genere letterario ha un suo pubblico e credo proprio che in futuro gli dedicherò più attenzione.
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