mercoledì 9 febbraio 2022

DUE BAMBINE IN KARAKORUM

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“Saliamo (…) le bambine, ancora, salgono per prime, con le loro gambette. Due figurine rosse che si stagliano lontano salendo sempre più contro il bianco delle nevi.”


Ennola e Marta sono due sorelline fortunate. Sono le due bambine a cui fa riferimento il titolo di questo libro. Ai viaggiatori da biblioteca come me ci vuole poco per lasciarsi trasportare lontano, basta il toponimo di qualche remota landa del pianeta nel titolo e quel libro diventa un richiamo irresistibile. Mi è capitato con Chatwin e Sepulveda e i loro libri sulla Patagonia, prima di leggerli sapevo solo che stava da qualche parte in America del Sud ma bastò quella parola magica per evocare in me l'idea del viaggio e dell'avventura e tuffarmi nelle loro pagine. Mai avrei immaginato che un giorno in Patagonia ci sarei andato per davvero, ma questa è un'altra storia (che ho raccontato QUI).

La storia di cui vi voglio parlare è invece quella firmata per la Collana Orizzonti di Alpine Studio da Renata Farina, la mamma di Marta e di Ennola (Elena per l'anagrafe). Anche in questo caso il solo leggere l'affascinante parola Karakorum nel titolo del libro “... ha suscitato in me l'antico brivido”- per dirla con le parole di Steinbeck, e subito è scattato l'acquisto.

Anche del Karakorum sapevo solo che stava da qualche parte nel continente asiatico e una veloce googolata me lo ha confermato: è una catena montuosa himalayana che si snoda tra il Pakistan, l'India e la Cina. Escluse le calotte polari è la più vasta zona del pianeta ricoperta da ghiacciai. Non esattamente il luogo dove una famiglia “normale”, con figli di cinque e sette anni, andrebbe in ferie. Ma quella formata da mamma Renata, papà Luca e le piccole Marta ed Ennola non è una famiglia normale, è una famiglia straordinaria come straordinaria è la meta di quelle loro avventurose “vacanze”, oggi narrate in questo libro.

“Viaggiamo su un vecchio pickup con una cabina a quattro posti e un cassone aperto dove abbiamo caricato i nostri voluminosi bagagli, tende, cucina e scorte, zaini e attrezzatura da montagna. Ma entro breve il sedile morbido dietro di noi viene abbandonato dalle bambine, che scelgono di viaggiare all'aperto, tenendosi aggrappate alle barre del cassone. Ennola sdentata con la sua faccia svampita e felice e Marta col suo più consapevole sorriso. Viaggeranno così per due mesi, godendosi gli scossoni, il paesaggio, ma soprattutto la libertà di chiacchierare senza sosta tra loro, nei fantastici mondi dei loro giochi e della loro immaginazione.”

È un diario di viaggio inconsueto, non ci sono i toni epici che potresti attenderti da qualcuno che intraprende simili avventure, ci sono invece le parole di una mamma, affettuosa a modo suo, che non scrive per stupire il lettore ma per tenere un ricordo di quei giorni speciali vissuti dalla sua famiglia, tanto che mi sono fatto l'idea che le parole stampate nel libro non siano molto diverse da quelle scritte a suo tempo sul suo quaderno, in presa diretta, durante il cammino.

L'avventura in Karakorum di Renata Farina e della sua famiglia si è sviluppata in due differenti lunghi viaggi, compiuti d'estate a distanza di un anno. Tra un viaggio e l'altro si percepisce un cambio di passo nella narrazione: la cronaca del primo viaggio non indugia in troppi dettagli di luoghi ed incontri e affascina per la semplicità di un racconto fatto più di sensazioni e di emozioni. La cronaca del secondo viaggio invece rapisce il lettore per la ricchezza delle descrizioni che regalano l'emozione di sentirsi trasportarti in quella parte di mondo.


Sono trascorsi vent'anni, Elena e Marta oggi sono due donne. Nelle pagine conclusive prendono a loro volta in mano la penna per testimoniare quanta importanza abbia avuto per loro crescere in viaggio nella consapevolezza del mondo.

“Nel nostro mondo ogni individuo è orgoglioso di costruire il proprio presente e il proprio futuro ed è ritenuto responsabile di ogni successo e fallimento, ma qui, dove la parola finale sulla vita e sulla morte è distribuita così abbondantemente dal caso – un sasso, la frana, il torrente gonfio di pioggia – che cosa vale il singolo agire e dibattersi?”