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Mi sono deciso a leggerlo solo dopo parecchi mesi dall'acquisto. Certi libri per me sono un po' come bottiglie di buon vino d'annata: si gustano meglio quando c'è la giusta occasione, che per me è stata l'uscita del mio libro.
Mi serviva leggere qualcosa che mi allontanasse per un po' dalla Patagonia, di cui negli ultimi mesi avevo fatto indigestione. Sapevo che il libro di Rumiz era un pezzo pregiato in quanto avevo seguito i suoi reportage, giorno per giorno, pubblicati da Repubblica durante due viaggi compiuti dall'autore. Uno attraverso le Alpi, dalla Slovenia alla costa ligure. L'altro, quello di cui narra in questo libro, compiuto a bordo di una Fiat Topolino (in pratica una Vespa, ma con 4 ruote!) lungo tutta la dorsale appenninica, da nord fino al nostro "capo sud", in Calabria. Migliaia di chilometri su strade secondarie, passando da luoghi magici e incontrando personaggi noti (Rigoni Stern, Mauro Corona, Vinicio Capossela, Giuseppe Cederna) e tanti altri invece anonimi e sconosciuti che disegnano però un'Italia ben diversa da quella a cui siamo abituati a pensare. Un libro che è una miniera di spunti per chi ha in mente di girare l'Italia. Un romanzo che acquisterà valore con il passare degli anni. Una testimonianza che qualcuno doveva scrivere. Credo che "La leggenda dei monti naviganti" possa essere considerato lo "Strade Blu" d'Italia.