martedì 31 ottobre 2017

IL RIFUGIO

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un raccontino da paura - tempo di lettura 3 minuti


IL RIFUGIO

     «Fortuna che siamo arrivati!» disse il ragazzo, «non mi piace viaggiare col buio quando non conosco le strade.»
Il vecchio coi baffi gli sorrise. Erano arrivati in una zona industriale di periferia a una mezz'ora scarsa dal centro di Firenze e si erano fermati davanti al portone di un vecchio capannone un po' discosto, un'officina che da solo non avrebbe mai trovato. A fargli strada fino a lì era stato il baffuto gestore di una birreria situata dalle parti dello stadio. Il ragazzo era in viaggio da qualche settimana e arrivando in città la sua Vespa aveva cominciato a dargli problemi, come se il motore perdesse colpi. In ostello aveva chiesto un consiglio per sapere dove rivolgersi e gli era stato suggerito di andare al pub di Baffone, punto di ritrovo dei vespisti fiorentini. Gli dissero che era il posto giusto per trovare un buon meccanico e schiumarsi una Guinness spillata ad arte. L'anziano gestore si era rivelato una persona davvero cordiale, gli raccontò delle girate in Vespa con i suoi compari, storie assurde, ed ascoltarlo era un vero spasso. Una pinta dopo l'altra si era fatto tardi. Il baffuto gli disse di non preoccuparsi, che per una sistemata alla sua Vespa la cosa migliore era andare alla rimessa di un suo amico che stava poco fuori città.
«Per la tu Vespa s'ha d'andà al rifugio!»
Gli disse che in quel posto non c'erano orari, a qualunque ora ci trovavi qualche amico a fargli compagnia e di tanto in tanto capitava di fare nottata riparando vecchi scooter, perché al rifugio ogni occasione era buona per stare in compagnia a trafficare su qualche Vespa, con qualcosa di sfizioso da mettere sotto i denti innaffiato da un bicchiere di buon rosso toscano.
«L'è 'npò tardino, meglio se fò 'na telefonata, hosì s'avvisa che stasera si spadella! Poi qua si chiude bottega e ti ci meno!»
La porta della rimessa si aprì. Ad accoglierli si fece avanti un omino tondo di bassa statura, dallo sguardo vispo e dalla pancia prominente. Indossava una tuta da meccanico ma in mano reggeva una grande padella in ghisa. Con un sorriso li invitò ad entrare.
«Bravi! Avete fatto'n fretta! Noialtri s'aveva fame e vi s'aspettava per spadellare!»
In un angolo dell'officina altri amici stavano attorno ad una vecchia Vespa issata su un tavolaccio, e al loro ingresso si girarono per salutarli alzando i bicchieri al loro indirizzo.
«Siete davvero gentili» disse il giovane «non volevo disturbare...»
«Disturbo icché?!» disse sorridendo il baffuto che l'aveva condotto fino a lì.
Il ragazzo ricambiò con il più cordiale dei sorrisi e non si avvide dell'omino tondo che gli si era messo alle spalle. Non si accorse di nulla nemmeno quando l'omino gli calò con forza la pesante padella di ghisa sulla nuca.
«Noi ci piace assai spadellare chi passa di qua!» disse il baffuto guardando il ragazzo ormai accasciato ai suoi piedi.
«Vero!» confermò uno dei compari avvicinandosi al ragazzo mentre si allacciava in vita un lurido grembiule da macellaio.

* * *

Quanto narrato in questo racconto è opera di fantasia. Ogni riferimento a cose, persone, luoghi o fatti realmente accaduti è puramente casuale. Se nonostante tutto ci fosse qualcuno che dovesse riconoscersi nelle situazioni sopra descritte... non se ne abbia a male!

Prima stesura: novembre 2013 - versione finale ottobre 2017