giovedì 30 marzo 2023

a proposito di diritto d'autore...

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È buffo. Da qualche giorno si fa un gran parlare dell'accordo saltato tra SIAE e META che ha portato a inibire, nel contesto di contenuti Social, l'utilizzo di gran parte dei brani del repertorio della musica italiana.

Qualcuno ha calcolato che le perdite, in termini di mancate royalties per gli artisti interessati, potrebbero arrivare al 20% dei loro introiti. È buffo, perché l'uso “Social” di questi brani molto spesso consiste nella riproduzione di stralci di una canzone, qualche decina di secondi nella maggior parte dei casi, brevi “stralci” che rappresentano però per gli artisti interessati ben il 20% dei compensi da diritto d'autore!

Io pure nel mio piccolo sono un autore, ma non di musica, di narrativa. Un editore ha pubblicato un mio testo e questo è diventato un libro che una volta uscito sul mercato mi ha dato tante soddisfazioni, tra queste il fatto di esser stato messo a catalogo in diverse biblioteche pubbliche.

Una cosa bellissima! Tanta gente può così leggere le mie pagine gratuitamente, così come tanta gente, sempre gratuitamente ascolta stralci più o meno lunghi che fanno da colonna sonora ai contenuti Social... e vengo al punto: non ho nulla in contrario al fatto che un cantante e l'autore di una canzone maturino fino al 20% dei loro introiti da diritti d'autore dalla riproduzione di brevi stralci delle loro opere, non posso però fare a meno di chiedermi come mai, a fronte di prestiti bibliotecari documentati, non sia previsto il benché minimo compenso per l'autore di un libro oltre le royalties relative all'acquisto di quella sola singola copia da parte della biblioteca.

Giusto e sacrosanto che chi scrolla contenuti Social non paghi nulla per la colonna sonora scelta dai creator e che per questo sonoro gli autori siano comunque retribuiti. Altrettanto giusto e sacrosanto che l'utente di una libreria pubblica non debba pagare nulla per leggere ciò che gli garba. Forse un po' meno equo che offrire la lettura gratis sia un onere a esclusivo carico dell'autore delle pagine in questione.

Se tra chi mi legge ci fossero dei professionisti della parola scritta chiedo loro: cosa ne pensate?

Sono io a essere troppo venale o convenite con me che c'è una stortura nel sistema e che forse sarebbe equo e opportuno sanarla?