sabato 8 ottobre 2022

Roba da matti!

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"Roba da matti!", una considerazione che mi sono trovato a fare più volte nel leggere queste pagine che ricostruiscono gli oltre cent'anni d'attività del "Roncari", che fu lo storico manicomio di Bologna. La storia inizia nel 1867, anno della sua fondazione, e si chiude nel 1978 (così come chiusero tutti i manicomi d'Italia dopo l'entrata in vigore della legge 180, nota come Legge Basaglia, dal nome dello psichiatra che la promosse e la ispirò).

Un testo che a pieno titolo si può definire accademico ma che si legge come un romanzo perché la sua lettura appassiona proprio come un bel romanzo, pur mantenendo sempre ben presente il rigore dovuto a un trattato di ricerca.

Ogni capitolo è seguito da più pagine di note – decine e decine di note per ogni capitolo – con precisi e puntuali rimandi ai documenti originali e alle testimonianze, un importante lavoro di ricerca che fa da fondamenta a questo testo.

Una lettura preziosa per gli addetti ai lavori che vogliono conoscere le vicende storiche legate a questa struttura psichiatrica, ma non solo, perché la cosa davvero bella di questo libro è l'aver saputo scrivere, in parallelo al trattato scientifico, quelli che sono stati i volti e i risvolti umani nel corso della storia dei ricoveri psichiatrici: "cronache di poveri matti che raccontano di chi ammalò di testa, degenerati, infanticide, donne irregolari, militari impazziti al fronte, omosessuali, dissidenti politici - ma anche di psichiatri illuminati e meno, e di cittadini che, in quel piccolo mondo a parte, lavorarono e vissero a fianco dei malati".


Storie vere di persone reali che nella loro follia, a volte meravigliosa altre assai meno, si traducono in testimonianze che hanno il sapore e il colore di racconti che paiono usciti dalla penna di Pirandello o di Piero Chiara, una per tutte: la formidabile incestuosa love story tra il tenero Admeto e la sua spregiudicata sorella che, nonostante una lunga e imbarazzante confessione indirizzata "all'Egregio Signor Professore", non riesce a evitare al suo Admeto l'immediato internamento in via definitiva, senza nemmeno attendere lo scadere dei giorni di "legale osservazione" previsti.