martedì 23 luglio 2019

Sola in Alaska


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Se siete tra quelli che come leggono la parola Alaska vi immaginate subito un emulo di Bear Grylls che gira per boschi inesplorati e, sul far della sera, dopo aver seguito l'usta di carogna che ammorba la foresta, in fondo a un dirupo rinviene la carcassa di un caribù, la svuota dai visceri e ci si accomoda per trascorrere la notte come fosse il più accogliente dei sacchi a pelo, sappiate che questo libro non fa per voi. Tenetevi forte: dopo aver letto questo libro scoprirete che sì, si può visitare l'Alaska anche senza arrivare a cibarsi di bacche e licheni alla maniera dell'Alex "Supertramp" McCandless di Into the Wild. Sappiate anche, però, che visitare l'Alaska può essere ugualmente una cosa molto difficile, tipo sopravvivere a una settimana di navigazione nelle fredde acque del Pacifico su una nave da crociera popolata di famelici nordamericani sovrappeso.

Ulrike Raiser è una viaggiatrice, su questo non ho dubbi, idem per l'atipicità del suo essere viaggiatrice. Tanto atipica quanto simpatica: come potrebbe non esserlo chi ti sa raccontare con un'irresistibile vena d'ironia di essersi portata a casa il ricordo di uno strepitoso felafel stampato sulla giacca a vento su cui se l'è fatto cadere? Oppure quando, senza mezzi termini, si da della cogliona per aver lasciato che la sua macchina fotografica finisse a mollo, dimenticata in un angolo del gommone, perché tanto quel giorno lì le balene non avevano la benché minima intenzione di farsi avvistare dai whale watchers.

Qualcuno una sera in un ostello mi ha detto: "La vita in Alaska è più spettacolare e sorprendente di quanto tu possa immaginare, ma allo stesso tempo è più normale di quanto tu possa credere." (...) L'Alaska non è solo freddo, ghiaccio, orsi e slitte, ma è anche un grande insieme colorato di storie.



Perché quelli che "leggono bene" possono pure riempirsi quanto vogliono la bocca rimarcando le differenze che intercorrono tra un turista e un viaggiatore, ma la realtà è che il viaggiatore, per essere tale, non deve aver paura di sporcarsi le mani vivendo "situazioni turistiche". Non è che se uno dorme scomodo e mangia da schifo è più viaggiatore di chi, quando è in viaggio, un minimo di comfort se lo concede. Non è che un orso, quando lo vedi in natura, sia meno orso se lo vedi stando al sicuro sulla passerella di un osservatorio. Che poi, quando giri per l'Alaska con un'auto a noleggio, gli orsi, come anche alci e balene, finisce che magari te li trovi a lato della strada quando meno te lo aspetti. Ecco, forse le balene a lato della strada magari no, ma pure loro quando meno te l'aspetti sanno regalarti la magia di un'apparizione non prevista. L'importante è avere la mente aperta, fare le cose con il cuore, e lasciarsi stupire ogni giorno da quello che ti capita.

Se hai un animo sensibile come quello di Ulrike l'Alaska la puoi assorbire anche solo con una banale - sempre ammesso che in Alaska ci sia davvero qualcosa di banale - escursione preconfezionata di qualche ora. Ma la cosa più importante, anzi, fondamentale, è

saperla poi raccontare bene come sa farlo lei.


Perché non riusciamo a riportarci a casa anche questa nitidezza di confini oltre a souvenir e cartoline? Perché ci facciamo risucchiare dalla quotidianità nonostante i buoni propositi e ci arrendiamo così presto alla negatività che ci circonda?

Sola in Alaska
Ulrike Raiser
Alpine Studio