martedì 2 luglio 2013

Se li riconosci li eviti.

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La mia sfortuna credo sia stata trovare subito, la prima volta che proposi una sinossi della mia "opera prima", un personaggio del settore disposto a pubblicarmi.
Un minimo di prudenza non avrebbe guastato, ma il fatto che mi fosse stato presentato da qualcuno di cui mi fido (della cui buona fede non ho motivo di dubitare), unita alla mia convinzione che una stretta di mano valga più di qualsiasi contratto scritto, mi sono stati fatali: la stretta di mano valse poco più di un saluto, e il contratto sottoscritto anche meno.

Da quando un paio di anni fa la mia vicenda ha cominciato a rivelarsi in tutta la meschinità del suo squallore, ci sono state occasioni in cui non ho potuto evitare paragoni con altri "colleghi" che, al pari mio, hanno condiviso sulle pagine di un libro la loro esperienza di viaggiatori in Vespa, tutti come il sottoscritto debuttanti nel mondo dell'editoria. Tanto per non fare nomi "L'America in Vespa" viaggiato e poi scritto da Giorgio Serafino (pubblicato da Mursia), e "in Vespa a Capo Nord", anche questo viaggiato e scritto da Filippo Logli (pubblicato da Exòrma)
Confrontando la mia e la loro esperienza ho individuato un paio di cose a cui avrei dovuto fare attenzione prima di dare alle stampe il mio manoscritto al primo venuto.

La prima cosa è l'EDITING: non parlo della correzione ortografica, ma di vero e proprio editing, inteso come rielaborazione ed eventuale riscrittura di pagine e capitoli ove fosse necessario. Quanto scrissi venne considerato da subito buono per la stampa così come era. Il fatto che io non sia un nuovo genio della letteratura italiana conferma il mio dubbio sull'ipotesi che chi poi mi ha pubblicato non abbia mai letto per intero quanto ho scritto.

La seconda cosa è la PROMOZIONE, intesa come occasioni di incontro, meglio se curate da un ufficio stampa dedicato. Non nascondo la mia benevola invidia per le occasioni avute dai miei colleghi per la presentazione delle loro opere in contesti di indiscutibile spessore culturale, così come la partecipazione dei libri a concorsi letterari di settore. Di mio devo ringraziare, e non mi stancherò mai di farlo, tutti quanti (librerie, associazioni, eventi, vespa club) per gli inviti a cui ho sempre risposto con entusiasmo, rinunciando a malincuore solo quando la distanza era davvero eccessiva. Tutti incontri nati dal passaparola tra i lettori o da contatti diretti presi da me stesso medesimo. Nessuno di questi su proposta o iniziativa di chi aveva istituzionalmente il compito - e l'interesse - di farlo. L'interesse evidentemente era un altro: lo smercio diretto (incontrollato?) di volumi, partecipando a una miriade di fiere e mercatini dove il libro più che altro è un bene da vendere e non cultura da diffondere.

Un ultima avvertenza: meglio diffidare di un "editore" che è anche autore e pubblica se stesso.