La Transiberiana, la famigerata strada ferrata che attraversa la Russia, è una promessa carica di tutta la suggestione che le deriva dalle terre lontane verso cui conduce. Al contempo è un qualcosa in grado di far tremare le vene dei polsi anche al più navigato dei viaggiatori: priva del fascino e dell'allure di un'altra nota tratta ferroviaria quale l'Orient Express, più che a un comodo treno fa pensare a una tradotta spartana. In un ipotetico gioco di associazioni mentali la Transiberiana, più che al concetto di viaggio o di vacanza viene spontaneo collegarla a quello di deportazione. Per farsi un'idea del possibile disagio basta provare ad immaginarsi al gelo sulla banchina di una stazione, impalati di fronte a un tabellone per capire da che binario parte il vostro treno aguzzando la vista verso una dicitura tipo Транссибирская железнодорожная магистраль (la traslitterazione in alfabeto cirillico di “Ferrovia Transiberiana”): sfido chiunque a non provare un minimo di smarrimento. Chiunque, ma non Cristina Cori, giovane romana che del viaggiare si può dire abbia fatto una precisa scelta di vita. Giornalista di formazione, brillante travel blogger per vocazione (seguirla sulla sua pagina FB è uno spasso), e tour-leader di professione, a conferma della validità del detto “fai un lavoro che ami e non lavorerai mai un giorno in vita tua”.
L'idea di attraversare la Russia in treno le è venuta in Giappone, fantasticando su come tornare in patria dopo aver lavorato qualche tempo nel Paese del Sol Levante. Quella volta in Italia poi ci tornò molto più banalmente in aereo, ma solo perché da casa era più comodo organizzare la partenza per la Russia. Va detto che per Cristina “organizzare” è un termine da prendere con beneficio d'inventario. Il suo è un viaggiare istintivo, sanguigno, dove la programmazione è in dose omeopatica, giusto quel tanto che serve per seguire la rotta ma nulla più dello stretto indispensabile.
“...mi lancio in situazioni di vario tipo senza pensarci troppo. Parto, improvviso, arrampico su roccia, faccio l'autostop, macino chilometri in bici, dormo dove capita, mi lascio trasportare dall'intuito. Perché? Forse semplicemente perché queste cose mi fanno sentire bene...”
Altra sua caratteristica è la predilezione per il viaggio in solitaria, non per egoismo, semplicemente l'unica scelta possibile per garantirsi la libertà d'azione che le consente di intrufolarsi nella vita delle persone che incontra e farsi assorbire dai luoghi che visita. E di incontri se ne possono fare davvero parecchi viaggiando tra Russia e Mongolia per quattro mesi, complice il fatto che, per dirla con le sue parole: “...i russi ti accolgono a braccia aperte, ti rimpinzano di cibo come nonne pugliesi, ti offrono da bere fino a esaurimento scorte come un cugino veneto e ti raccontano le loro vite fino a tarda notte”.
La leggerezza con cui Cristina ha scritto queste pagine è un po' lo specchio del suo approccio easy alla vita e al viaggiare. A leggere il suo libro si comprende come un coast to coast in Russia oltre ad esser stato un Viaggio (V maiuscola!) sia stato anche un atto di fede che, se da una parte richiede pochi soldi – sapendosi adattare e viaggiando in paltzkart, la 3a classe - dall'altra necessita di tanto tempo a disposizione tali sono le distanze tra una località e l'altra. A titolo di esempio: per andare da Mosca a Vladivostok tocca stare in treno per una settimana di fila. Un bagaglio essenziale il suo, nel quale è indispensabile trovare spazio per una buona dose di ironia, dotazione indispensabile per la salute mentale del viaggiatore che si trova a convivere in promiscuità e a confrontarsi per giorni e giorni con sconosciuti che, quando finalmente viene il momento di scendere dal treno, ti rendi conto di conoscere meglio dei tuoi parenti, nonostante del russo tu non conosca nemmeno una parola.
Ed è così che tra brindisi a digiuno coi cosacchi e tentativi di comunicare con le provodniste (ovvero le addette che si occupano dei passeggeri, con molta fantasia possono essere considerate le hostess), Cristina l'italianka solitaria ci accompagna alla scoperta di una Russia che sa essere oltre che bella e ospitale anche simpatica. Una Russia assai diversa dai cliché e dagli stereotipi che da sempre l'accompagnano. Lo stesso vale per la lunga parentesi mongola di questo viaggio, deviazione doverosa per chi arriva a spingersi tanto ad est e si traduce in quello che, di fatto, equivale allo sbarco su di un altro pianeta tali sono le peculiarità di quella terra e dei popoli che la abitano. Il tutto raccontato con una verve e un'ironia, che ti vien voglia di andarci, per metterti alla prova fino ad arrivare a scalare le dune del Deserto del Gobi e restare incantato ad ascoltarne il canto, fiero di aver superato ogni ostacolo, compreso l'esserti trovato a tu per tu con le impossibili latrine mongole.
“... il mio è un percorso un po' anomalo, lo ammetto. Normalmente le persone si divertono e collezionano esperienze e amicizie prima dei trent'anni, decade in cui arriva il momento di mettere la testa a posto e cominciare una vita stabile. Io per anni ho fatto l'esatto opposto. Mi sono imposta una vita normale, molta (forse troppa) disciplina, ma alla fine non ce l'ho fatta più a remare contro me stessa e giusto a trent'anni ho imboccato tutta un'altra strada...”
Russia coast to coast in Transiberiana
Cristina Cori
Alpine Studio
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