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Vi è mai capitato di veder spuntare tra le pagine di un romanzo un vostro lontano parente vissuto più di un secolo fa?, a me sì...
LA CASA DELL'UVA FRAGOLA di Pier Vittorio Buffa è un romanzo familiare, un viaggio nel tempo e nella memoria nel contesto di un periodo drammatico e difficile per tutti, dallo scoppio della Grande Guerra all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. A far da cornice al racconto la piccola comunità di Castel Cabiaglio, minuscolo borgo nascosto dal verde dei boschi del varesotto, località a me cara in quanto, prima da bambino e poi da ragazzo, vi ho trascorso stagioni felici, ospite di mia nonna nella sua casa.
Nel romanzo le storie private dei protagonisti si intrecciano ai drammi collettivi di una nazione. La storia è quella della famiglia dell'autore, che nel suo scrivere è bravo nel fare un passo indietro, nell'esserci pur restando nascosto tra le righe, nel farsi cronista senza cadere nella tentazione di farsi protagonista, cosa di cui sono capaci solo i bravi scrittori.
Teatro della narrazione è “la casa dell'uva fragola”. Le sue mura originarie risalgono al XIV secolo, fu ampliata a fine Seicento e trasformata in signorile abitazione nel Settecento, quindi “ammodernata” nella seconda metà dell'Ottocento, quando la trisavola Ernesta, fatta rimuovere una beola del cortile, pianta il tralcio di vite che nei 165 anni che ci portano al giorno d'oggi è cresciuta rigogliosa fino a raggiungere la lobbia del secondo piano. Da luogo reale quale è la casa dell'uva fragola diventa il luogo simbolico dove le generazioni si incontrano e si raccontano, dove ogni piccolo evento diventa parte di un quadro più ampio.
Regalo inaspettato di questa lettura trovare tra i personaggi minori un mio lontano parente, sfortunato pro-prozio che, giovanissimo, insieme a troppi coetanei sacrificò la vita per la patria. Ma la vera sorpresa è stato scoprire che il portone verde della casa dell'uva fragola resta giusto dirimpetto a quello della casa delle mie stati cabiagliesi dove abitava mia nonna Dina.
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