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“In momenti e in luoghi così belli ci sono solo due possibilità: si rimane per sempre, oppure si va via quando ancora si avrebbe bisogno di restare”.
Quando il proseguire nel viaggio, l’andare via, è un’inevitabile esigenza, la soluzione al problema può essere quella di farlo in modo che lo spostamento stesso diventi qualcosa che arricchisce ulteriormente l’esperienza. Andare, lasciarsi guidare nel vero senso della parola. Dei tanti stati federati che compongono il subcontinente indiano sono sette quelli da attraversare e sette sono le Ambassador - tutte bianche - che fanno da denominatore comune nelle sette tratte percorse. Al volante sette autisti indiani che accompagnano l’autore in questo suo viaggio che nelle intenzioni avrebbe voluto essere solitario: impresa più che ardua quando ci si propone di attraversare una nazione tra le più popolose del pianeta. È così che i sette driver diventano compagni di viaggio, nonostante i differenti livelli della loro discrezione. La condivisione dell’esperienza non può che creare legami che vanno ben oltre il rapporto di lavoro tra il viaggiatore e il suo autista.
“Ogni volta, salutando un driver per l’ultima volta, scorgevo nei suoi occhi un barlume di amicizia che non era nata, che era rimasta embrione, quindi un’occasione perduta, un rimpianto”.
In questo diario di viaggio c’è tutto lo stupore genuino di occhi attenti, che colgono sfumature soggettive delle macroscopiche bellezze che hanno reso mitica una terra esotica, senza tralasciare insignificanti particolari che sono però il condimento, la spezia profumata che da un sapore caratteristico all’India respirata, vissuta e viaggiata da Giorgio Ricci.
“Strade affogate tra carretti, risciò di tutti i tipi, vacche sacre scodinzolanti, clacson e campanelli. Al centro di questo caos una bella Ambassador bianca: una gemma, statene certi”.
L’incipit.
"Oggi ho ricevuto una lettera.
La lettera di Mr. Aleem Khan, ma per me semplicemente Aleem.
La busta è azzurrina, c’è il disegno di un aereo, la scritta “By Airmail”.
Il francobollo è grande, di forma quadrata, e porta l’effigie colorata del Taj Mahal, il palazzo più bello del mondo".
Sette autisti, un’automobile indiana.
Giorgio Ricci
Greco e Greco Editori - Milano
Nota: qualche anno fa un divertente spot pubblicitario aveva per protagonista proprio un'Ambassador nel bel mezzo di un'ambientazione tipicamente indiana.
domenica 28 novembre 2010
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